“Le proprietà dei metalli”, a Berlino un film italiano ispirato ai minigeller
Nella sezione Generation Kplus è stato inserito l’esordio nel cinema di finzione di Antonio Bigini. All’interno della sezione Berlinale Special Gala invece l’atteso “Golda”
Uno dei fenomeni più curiosi degli anni Settanta è al centro di un film italiano presentato in cartellone al Festival di Berlino: si tratta de “Le proprietà dei metalli”, esordio nel cinema di finzione di Antonio Bigini, che prende ispirazione dal caso dei cosiddetti “minigeller”, ovvero quei bambini che, alla fine degli anni Settanta, dopo aver assistito all’esibizione televisiva dell’illusionista Uri Geller, apparentemente in grado di piegare chiavi e cucchiai al solo tocco, hanno cominciato a manifestare fenomeni simili. Casi di minigeller si sono verificati un po’ in tutta Europa e due professori universitari italiani, dal 1975 al 1980, hanno condotto studi scientifici su alcuni di questi bambini, raccogliendo i risultati delle loro esperienze in un corposo dattiloscritto, mai pubblicato.
Da questa curiosa vicenda ha preso liberamente e coraggiosamente spunto Bigini per questa opera prima, presentata all’interno della sezione Generation Kplus.
Ambientato negli anni Settanta in un paesino di montagna dell’Italia centrale, “Le proprietà dei metalli” vede protagonista Pietro, un bambino cresciuto da un padre duro e asfissiato dai debiti, che manifesta doti misteriose: sembra riuscire a piegare metalli al solo tocco.
Uno scienziato americano comincia a studiarlo, mentre gli esperimenti porteranno Pietro a contatto con quel mondo invisibile dove le leggi della fisica lasciano il passo ai desideri più profondi.
Un film che incuriosisce ma che non appassiona
Non mancano gli spunti di interesse in questo film dal soggetto curioso, che mescola l’universo contadino a dinamiche dal sapore fiabesco attraverso lo stile sempre rigoroso e privo di orpelli retorici del neoregista.Se dalla trama di partenza e da alcune dinamiche relazionali tra i personaggi nascono motivi capaci di tenere alta l’attenzione, lo stesso non si può dire di una sceneggiatura che a lungo andare non riesce ad appassionare come vorrebbe e finisce per rischiare di banalizzare diversi passaggi.La messinscena è precisa, ma anche troppo fredda per poter coinvolgere e il film finisce per offrire meno di quanto le sue premesse facessero pensare.Da segnalare che nei prossimi giorni a Berlino ci sarà ancora uno spazio importante per il cinema italiano con “L’ultima notte di Amore” di Andrea di Stefano con Pierfrancesco Favino e il documentario “Le mura di Bergamo” di Stefano Savona.
Golda
Tra i titoli più attesi della Berlinale di quest’anno c’era anche un biopic su Golda Meir, intitolato semplicemente “Golda” e diretto da Guy Nattiv.Ambientato ai tempi della guerra del Kippur, nel 1973, il film racconta la sfida per l’esistenza dello Stato d’Israele vista attraverso gli occhi di Golda Meir, primo ministro durante quel conflitto così cruciale.Quarto premier d’Israele e prima donna ad avere questo incarico, Golda Meir è stata interpretata in passato da diverse attrici, tra le quali vale certo la pena ricordare Ingrid Bergman per la sua grande prova nel film televisivo “Una donna di nome Golda” del 1982.In questa nuova pellicola, invece, è un’irriconoscibile Helen Mirren a vestire i suoi panni ed è proprio la prova dell’attrice il grande valore aggiunto dell’intera operazione.Per il resto, infatti, si tratta di un prodotto piuttosto dimenticabile, diretto senza grandi guizzi e decisamente troppo convenzionale: è in fondo un biopic come tanti, che ha comunque il merito di raccontare con impegno una vicenda di grande portata, ma che finisce per limitarsi a descrivere adeguatamente ciò che narra senza offrire allo spettatore chissà quale interpretazione o riflessione ulteriore. A proposito di grandi nomi, va ricordato che l’Orso d’oro alla carriera della Berlinale di quest’anno è andato a Steven Spielberg, autore di tanti film memorabili (tra i quali l’ultimo, splendido “The Fabelmans”) che in conferenza stampa ha annunciato che si potrebbe concretizzare presto il progetto di una miniserie in 7 puntate per HBO su Napoleone, tratta dal progetto scritto e rimasto incompiuto di Stanley Kubrick.